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Tra diritto alla cura e persecuzione legale. Storie all’italiana

Tra diritto alla cura e persecuzione legale. Storie all’italiana

Di: Pippi Contini Attivismo

Da alcuni anni la legge italiana permette l’uso terapeutico della cannabis. Il cammino per la legalizzazione dell’uso medico, iniziato attraverso delibere e leggi regionali, oggi permette in tutto il paese, che i medici possano prescrivere farmaci derivati dalla cannabis[1].

Nonostante la Legge non lasci spazio a dubbi a riguardo, l’accesso ai preparati è difficile ed in molti casi costoso (si parla di un costo minimo di 20 euro a grammo non sempre a carico del sistema sanitario regionale) e sono frequenti i casi di malati fermati dalla polizia e perseguiti per essere in possesso di infiorescenze o di piante, pur disponendo del dovuto permesso medico per l’assunzione dei farmaci.

La Legge non risparmia malati, ma nemmeno medici, ed il dr. Fabrizio Cinquini ne è un chiaro esempio.

Considerato come medico-pro cannabis per la sua partecipazione nella battaglia per l’uso terapeutico, scoprì su se stesso i benefici per la cura dell’epatite C, contratta mentre era in servizio su un’ambulanza a fine anni ’90. Nel 2013 si autodenunciò per coltivazione e fondò un’associazione, con cui si dedicò a organizzare convegni nazionali sull’argomento. In carcere per cinque mesi, fu condannato a sei anni e a trentamila euro di multa.

Fermato nuovamente nel luglio del 2015 fu portato in caserma, registrato e rilasciato in attesa di processo perché trovato in possesso di 16 piante di cannabis che il medico dichiarò di utilizzare per la sperimentazione sull’uso terapeutico per curare sua madre. Un estratto in gocce formulato per non esporre i pazienti ad effetti stupefacenti, combatterebbe la perdita della memoria, oltre ad essere un efficace anti-dolorifico. Finalmente lo scorso giugno è arrivata la sentenza: assolto perché il fatto non sussiste. Nonostante la legge non lo consenta, il basso contenuto di principio attivo delle 24 piante rinvenutegli ha fatto in modo che il tribunale non riconoscesse lo scopo di lucro. La sua storia è stata recentemente raccolta nel libro Dottor Cannabis. Storia di un medico antiproibizionista edito da Dissensi.

Tra diritto alla cura e persecuzione legale. Storie all’italiana
Dottor Cannabis, il dottor Fabrizio Cinquini

Ed è di quest´estate la notizia dell’arresto di Fabrizio Pellegrini, pianista e malato di fibromialgia, accusato di coltivare alcune piante di cannabis per potersi curare. In Abruzzo, sua regione di residenza, la legge sull’uso medico della cannabis è inattuata e non prevede un’assistenza finanziaria per l’importazione del farmaco dall’Olanda, nonostante i 50mila euro stanziati. Di fatto i costi mensili per Pellegrini, si aggirerebbero intorno ai 500 euro, spesa che non può sostenere e per tale ragione aveva deciso di coltivare la sua medicina, unico sollievo per i suoi dolori, viste le allergie certificate a corticoidi e ad antidolorifici. Per Pellegrini si è verificata un’importante mobilitazione del mondo politico e sociale e tra i tanti, si è espresso anche Roberto Saviano, con un post in suo appoggio nel suo blog personale.

Dopo quasi due mesi di carcere, ad agosto finalmente la sentenza con la concessione degli arresti domiciliari.

Ed è sempre di giugno la notizia del fermo di due attivisti del Canapa Info Point (CIP) fermati a Roma proprio nel giorno dell’audizione alla Camera in commissione Giustizia e Affari sociali del progetto di legge per la legalizzazione della cannabis.

Tra diritto alla cura e persecuzione legale. Storie all’italiana
Canapa Info Point

Nonostante entrambi disponessero delle regolari ricette mediche per l’uso terapeutico della cannabis, ed il possesso dei barattolini contenenti infiorescenze di Bedrocan (ricordiamo che si tratta di cannabis terapeutica venduta in farmacia) fosse legale ed accompagnato dalle relative documentazioni che attestavano il diritto alla cura, il ritiro presso la Asl di competenza e le prescrizioni mediche, sono stati oggetto di perquisizioni casalinghe ed analisi, conclusesi con l’accusa di spaccio e guida sotto effetto di cannabis. Ma la questione ancor più grave è il trattamento riservato ai due pazienti trattati non come “pazienti”, ma come pericolosi criminali e spacciatori. Nonostante i regolari permessi, le forze dell’ordine hanno comunque proceduto alle perquisizioni personali ed intime, alla perquisizione delle abitazioni di loro proprietà e quelle dei genitori, rinvenendo un totale di 70 grammi tra fiori e foglie ad uno dei due pazienti, e 30 all’altro.

Se si pensa ai ritardi con le Asl ed il prezzo di 25 euro al grammo per l’acquisto in farmacia del farmaco, è facile immaginare che abbiano scelto di provvedere in maniera alternativa.

Eppure la Costituzione italiana riconosce il diritto alla salute definendolo un diritto fondamentale dell’individuo. Così recita il I° comma dell’art. 32, ad esso interamente dedicato: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. (art. 32, I° comma)

La Proposta di Legge presentata in Parlamento, discussa a luglio, e che si voterà a settembre, sta facendo parlare della cannabis e del suo potenziale terapeutico quasi quotidianamente e sempre più esponenti politici, magistrati e medici si esprimono a favore di una regolarizzazione.

La questione medicinale sembrerebbe risolta, o meno problematica che in altri Stati vicini, dove non è permesso l’uso terapeutico, eppure non smettono di registrarsi casi di persecuzioni giuridiche contro gli auto-coltivatori, i malati e finanche i medici.

Potremmo in un certo senso pensare che si tratti di mala sanità, di pazienti a cui é concessa una cura, ma che per questioni economiche e burocratiche non possono avere acceso ad essa, né tramite l’acquisto legale, il mercato nero o l’ autoproduzione. Lentezza burocratica forse. Oppure si tratta di veri e propri casi di persecuzione legati a mancanza di conoscenza della pianta, delle leggi che la riguardano e pregiudizi dettati da anni di proibizionismo e applicazioni di leggi, come per esempio la Fini-Giovanardi, che seppure riconosciuta come incostituzionale, hanno favorito la persecuzione dei consumatori e, cosa ancor più incresciosa, dei malati.

[1] Il Decreto Ministeriale 23/01/2013 (GU n. 33 del 08/02/2013) modifica il DPR 309 9/10/1990 inserendo nella Tabella II, sezione B, i medicinali di origine vegetale a base di Cannabis (sostanze, preparazioni vegetali, estratti e tinture). Il Decreto entrato in vigore dal 2013 autorizza l’utilizzo terapeutico del THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) già in tabella II B dal 2007, ma anche i medicinali di origine vegetale a base di Cannabis.

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