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La canapa ed il suo uso medico: la cannabis terapeutica in Italia

La canapa ed il suo uso medico: la cannabis terapeutica in Italia

Di: Pippi Contini Attivismo

L’uso della cannabis come medicina

L’uso della cannabis come medicina, si sa, ha origini antichissime. I primi dati a riguardo risalgono agli antichi testi della medicina cinese e agli scritti ayurvedici di origine indiana.

La divulgazione dei benefici della canapa in Occidente si ritiene attribuibile al contributo di un medico inglese, rientrato in patria dall’India intorno al 1840: la reputazione degli effetti salutari della canapa fu tale da indurre la stessa Regina Vittoria a farne uso a lungo per alleviare i dolori mestruali.

A seguito del Marijuana Transfer Act, pubblicato negli Stati Uniti nel 1937, ha inizio l’era “oscurantista” e proibizionista della cannabis.

Nonostante gli studi, in diverse forme ed in diversi paesi, non si siano mai del tutto interrotti, il dibattito sul potenziale terapeutico della cannabis si è riaperto solo negli anni Ottanta dello scorso secolo.

Ad oggi sono stati riconosciuti i benefici dei farmaci a base di cannabis per alleviare i sintomi e contrastare la progressione (quando non curare) di varie patologie quali:

  • Anoressia da AIDS
  • Corea di Huntington
  • Disturbi del sonno, apnee notturne
  • Disturbo da deficit di attenzione (ADD)
  • Dolore cronico
  • Dolore, spasmi muscolari e crampi associati alla sclerosi multipla o danni al midollo spinale
  • Dolore post-operatorio
  • Emicrania
  • Epilessia
  • Fibromialgia
  • Glaucoma
  • Incontinenza urinaria, disturbi vescicali
  • Lupus eritematoso
  • Malattia di Alzheimer
  • Malattie infiammatorie intestinali croniche
  • Nausea e vomito (soprattutto associati alla chemioterapia o radioterapia utilizzata nel trattamento del cancro, epatite C o HIV e AIDS)
  • Nausea, perdita di appetito, perdita di peso e debilitazione (principalmente a causa di cancro o AIDS)
  • Parkinson
  • Paura/ansia, disturbi da stress post-traumatico, depressione
  • Sindrome di Gilles de la Tourette
  • Terapia citotossica antitumorale
  • Traumi cranio-encefalici

Come funziona l’accesso alla cannabis terapeutica in Italia?

Anche in Italia qualsiasi uso della pianta è stato bandito per decenni, fino al 2007, anno in cui si iniziò a consentire la prescrizione con ricetta medica di derivati della cannabis. La mancanza di protocolli attuativi a livello regionale, però rende difficile, se non impossibile, l’accesso ai farmaci da parte dei pazienti.

Nel 2013 un decreto legge ha semplificato le cose, permettendo anche ai medici di base di prescriverli, e diverse regioni hanno approvato leggi specifiche, attribuendo i costi al servizio sanitario regionale per l’uso della cannabis terapeutica in alcune patologie (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli- Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto).

Il Decreto Ministeriale 23/01/2013[1] infatti, inserendo nella tabella II, sez. B i medicinali a base di cannabis (siano essi sostanze, preparazioni vegetali, estratti o tinture), modifica il DPR 309 del 09/10/1990 ed autorizza l’uso terapeutico dei medicinali di origine vegetale a base di Cannabis e non solo del THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) già entrato nella tabella II sez. B nel 2007.

In un testo pubblicato sul suo sito nel 2013, ed aggiornato nel 2016, il Ministero della Salute, chiarisce che:

Le preparazioni magistrali di sostanze vegetali a base di cannabis come il Bedrocan, possono essere allestite dietro presentazione di prescrizione medica non ripetibile. Gli unici prodotti che possono essere impiegati per l’allestimento di tali preparazioni sono le sostanze vegetali esportate dall’Office for Medicinal Cannabis del Ministero della salute, del welfare e dello sport olandese.

Tali prodotti, denominati Bedrocan, Bediol, Bedrobinol e Bedica sono regolarmente in commercio secondo quanto previsto dalle Convenzioni internazionali in materia di sostanze stupefacenti, in quanto oggetto di specifica autorizzazione dell’International Narcotics Control Board, INCB, ma sono sprovvisti di autorizzazione all’immissione in commercio ai sensi delle direttive comunitarie in materia di medicinali ad uso umano. 

Ad oggi i farmaci a base di cannabis possono essere prescritti, con costi a carico del paziente, per qualsiasi patologia della quale esista un minimo di letteratura scientifica accreditata.

Se la prescrizione è legale e possibile, la prima difficoltà in cui si imbattono i pazienti però è trovare medici “aperti” ed aggiornati sull’uso medico della cannabis. Spesso è grazie alle esigenze degli stessi pazienti che su se stessi hanno sperimentato i benefici della cannabis per alleviare i sintomi delle proprie patologie, che alcuni medici si sono avvicinati alla cannabis terapeutica.

Una volta trovato un medico disposto alla prescrizione dei farmaci, la difficoltà diventa per molti pazienti il costo degli stessi.

Dallo scorso Marzo, il prezzo dei farmaci cannabinoidi della linea Bedrocan nelle farmacie italiane è sceso sotto i 20 euro al grammo, ma si tratta ancora di un prezzo altissimo, soprattutto per chi, per curarsi, deve assumere diversi grammi al giorno. La maniera più accessibile economicamente per i pazienti per ottenere il farmaco resta l’importazione tramite Asl. Anche se va comunque anticipata la spesa per una terapia di 3 mesi.

La legalizzazione definitiva della cannabis in Italia dovrebbe essere varata nei prossimi mesi, nonostante si è già saputo, che questo non garantirà una riduzione dei prezzi.

In sintesi, il processo per avere accesso alla cannabis terapeutica (che, ricordiamo, consiste in preparati e infiorescenze della linea Bedrocan) in Italia, dovrebbe essere il seguente:

  • Ottenere dal proprio medico di base o da uno specialista, la “richiesta di importazione di medicinale in commercio all’ estero” per un massimo di 3 mesi di cura, su un modulo del Ministero della Salute;
  • Consegnare il modulo alla farmacia territoriale della ASL di riferimento, per ottenere l’autorizzazione all’importazione del medicinale (con tempi di attesa di circa una settimana);
  • Solo dopo, l’ASL potrà importare il medicinale (con tempi di attesa che vanno dai 20 giorni ai 2 mesi).

Come descritto in un altro post, nonostante la Legge sia tollerante e consenta l’uso terapeutico della pianta, di fatto ci sono difficoltà enormi da parte dei pazienti per poter avere accesso alle infiorescenze o agli estratti, e se per molte persone vicine al mondo della cannabis, la distinzione tra uso medico e ricreativo è abbastanza chiara, non sembra essere così per la forze dell’ordine che frequentemente trattano i malati come se fossero dei semplici consumatori, quando non spacciatori o trafficanti.

Principali fonti consultate:

http://canapainfopoint.it/cannabis-terapeutica-italia-aprile-2016/

http://www.farmagalenica.it/vendita-cannabis-in-farmacia-situazione-2015/

http://www.sirca-terapiacannabis.it/cannabis-terapeutica/legislazione-2/

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=3842&area=sostanzeStupefacenti&menu=sostanze
[1] (Gazzetta Ufficiale n.33 del 08/02/2013)

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