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Si torna a parlare di cannabis legale in Italia

Si torna a parlare di cannabis legale in Italia

Di: Pippi Contini Attivismo

In una lettera a Repubblicail Sostituto Procuratore presso il tribunale di Napoli, Henry John Woodcock, ha espresso la sua posizione a favore della legalizzazione della marijuana.

“Varrebbe la pena – scrive- di cominciare a pensare a strategie di contrasto dell’illegalità che superino una impostazione meramente repressiva, e soprattutto bisognerebbe immaginare ad un progetto che in un futuro, speriamo non lontano, consenta di impiegare le “energie umane”, oggi impiegate nel mercato illegale della cannabis (e, di regola, sfruttate dalla criminalità organizzata), nell’auspicabile “mercato legalizzato” della stessa.”

Si propone una sorta di “riconversione del mercato” della cannabis che, come fenomeno di consumo, il Dipartimento Nazionale Antimafia ha paragonato ad alcool e tabacco in “quanto a radicamento e diffusione sociale”.

La lettera del PM a Repubblica ha suscitato reazioni di diverso tipo riuscendo comunque a far riaprire il dibattito sulla legalizzazione della cannabis in ItaliaTante autorevoli voci si erano già espresse in passato a favore della legalizzazione o quanto meno, di una revisione delle politiche proibizioniste messe in atto in materia di droghe leggere.

Il Procuratore Nazionale della DDA (Direzione distrettuale antimafia) Franco Roberti, si è dichiarato favorevole ad una liberalizzazione gestita da un Monopolio di Stato che garantisca la coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e ribadisce il suo no all’autocoltivazione.

Una posizione che ha suscitato reazioni tanto da destra come da sinistra.  E se la destra attacca il Procuratore, da sinistra si spera che il dialogo aperto possa essere un’occasione per riprendere in mano l’iter della proposta di legge ad iniziativa popolare per la regolamentazione della cannabis sottoscritta da più di duecento parlamentari e depositata da due anni alla Camera.

Per il Procuratore Aggiunto, Valter Giovannini (coordinatore del gruppo ‘antidroga’ nella procura di Bologna), la cannabis di Stato sarebbe “fuori mercato” perché più costosa e meno gradita ai consumatori rispetto a quella illegale.

A suo avviso infatti, la produzione legale della cannabis mediante una filiera implicherebbe il rispetto delle normative ed un conseguente incremento dei costi. La marijuana prodotta dallo Stato sarebbe quindi più costosa di quella illegale.

Il mercato illegale inoltre, secondo Giovannini darebbe acceso a marijuana con altissimo principio attivo, mentre lo Stato, che conserva l’obbligo di tutelare la salute dei cittadini, non potrà che mettere in commercio fiori dal basso contenuto psicoattivo.

La cannabis di Stato sarebbe secondo il Procuratore Aggiunto più cara e meno potente di quella disponibile nel mercato illegale oltre a non soddisfare, a suo avviso, la voglia di trasgressione che spinge i giovani a rivolgersi ai pusher.

Non la pensa così il giudice di “Mani pulite” Nicola Quatrano, che ricorda come il proibizionismo sia una risposta fallimentare a problemi sociali che, non potendo essere estirpati, vengono repressi e rilegati alla sfera dell’illegalità. La regolamentazione dell’uso delle droghe leggere permetterebbe invece di governarne il fenomeno.

Si tratta di un argomento che inizia ad essere sentito ma che non mette d’accordo i magistrati. Raffaele Cantone presidente dell’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) ha recentemente dichiarato di considerare la legalizzazione come una maniera per fare in modo che i giovani non entrino in contatto con la criminalità organizzata.

Si torna a parlare di cannabis legale in Italia
Raffaele Cantone

Mentre qualcuno parla di un “partito per la legalizzazione delle droghe leggere”, di cui farebbero parte politici, medici e magistrati, l’ANM (associazione Nazionale Magistrati), chiarisce che all’interno della magistratura le posizioni non sono univoche al rispetto.

E non lo sono nemmeno a livello locale, come dimostrano le affermazioni del PM napoletano Catello Maresca, che ribadisce il suo no e si preoccupa dell’’effetto riflesso’: “legalizzare la distribuzione delle droghe leggere farebbe ritenere lecito un comportamento ritenuto oggi riprovevole da molti ragazzi, avvicinandoli all’uso di queste sostanze”.

Voci discordanti dunque, dal mondo della Giustizia italiana, ma se ne torna a parlare.

La proposta di legge intanto, firmata da 221 deputati, è ferma da quasi un anno in commissione perché se l’uso medico mette d’accordo (quasi) tutti, l’uso ricreativo resta un punto di discussione.

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