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Il gruppo del THC: come distinguere tra THC, THCV, THCB, THCP

Di: Contributor Culture

Mentre la legalizzazione della marijuana si diffonde in tutto il mondo, i cannabinoidi di questa pianta sembrano moltiplicarsi sotto allo sguardo stupito della comunità scientifica. Sono finiti i giorni in cui il THC era il re del mambo; ora ha molti fratelli che rivendicano il ruolo da protagonista. Oggi ti raccontiamo tutto ciò che devi sapere su THCV, THCB e THCP, cosa li rende speciali e perché dovremmo tenerli d’occhio.

Sebbene ci siano circa 130 fitocannabinoidi nella pianta di cannabis, molti di loro non sono ancora stati isolati, quindi le loro proprietà sono avvolte dal mistero. Il THC è stato scoperto in Israele negli anni ’60, quindi il modo in cui funziona questa molecola è in qualche maniera più noto rispetto agli altri.

Il THC, chiamato scientificamente anche Δ⁹-tetraidrocannabinolo, è un composto sedativo-ipnotico a cui vengono attribuiti gli effetti psicoattivi della pianta di cannabis, motivo per cui è responsabile dello “sballo” della marijuana.

Il THC esercita questo effetto attivando i recettori CB1 e CB2 del nostro sistema endocannabinoide, un sistema neuromodulatore responsabile del mantenimento dell’equilibrio del nostro corpo e della regolazione di molte delle funzioni che influiscono sulla nostra salute.

Attraverso questa interazione, il THC può esercitare effetti analgesici e antinfiammatori, tra le altre applicazioni terapeutiche, motivo per cui è di grande interesse nell’industria della cannabis medica. D’altra parte, i consumatori ricreativi di marijuana hanno sempre mostrato una predilezione per le varietà ricche di THC.

Con l’avvento di nuovi cannabinoidi, tuttavia, tutto questo potrebbe cambiare. Il THC è il cannabinoide più psicoattivo? È quello con le proprietà più terapeutiche? Scopriamolo.

THCV, la stella fiammante della cannabis medicinale

La Δ⁹-tetraidrocannabivarina (THCV) è un composto minore che si trova spesso in proporzioni molto basse rispetto ai principali cannabinoidi come THC e CBD. Tuttavia, secondo uno studio pubblicato nel 2020 sul “Journal of Cannabis Research”, questo cannabinoide offre più di un’azione interessante sul nostro corpo:

  • Riduce l’appetito.
  • Aumenta la sazietà.
  • Attiva il metabolismo.
  • Funzione neuroprotettiva.
  • Controllo glicemico.

A differenza del THC, il cui consumo può causare fame o i famosi “munchies” di cannabis, questo cannabinoide potrebbe essere utilizzato per la perdita di peso, oltre che per il trattamento dell’obesità e del diabete di tipo 2.

Tutte queste funzioni sono dovute alla capacità del THCV di interagire con il nostro sistema endocannabinoide. Il THCV è un antagonista del recettore CB1, cioè si lega al recettore, ma non lo attiva e impedisce ad altri cannabinoidi di attivarlo.

La cosa curiosa è che THC e THCV hanno una struttura chimica molto simile, che differisce principalmente per due atomi di carbonio nella catena laterale che rendono il THCV più corto.

Questa piccola differenza è sufficiente per generare tutta una miriade di azioni totalmente opposte al suo fratello maggiore il THC, riducendone addirittura la psicoattività; azioni che fanno di questo fitocannabinoide la nuova stella della cannabis medicinale, venendo anche battezzata come “erba dietetica”.

Il THCV si trova naturalmente nella marijuana in quantità molto piccole; ma in Kannabia siamo stati in grado, grazie ad un intenso lavoro di breeding e stabilizzazione, di lanciare sul mercato la nostra varietà THCV, in grado di produrre quantità accettabili di questo composto (nello specifico con il 7% di THCV) in modo da poter verificare di persona le sue virtù.

THCP, il nuovo re della psicoattivitá

Questo cannabinoide sta dando molto di cui parlare nell’industria della cannabis e non è da meno. Da quando un gruppo di scienziati italiani lo ha scoperto nel 2019, come risultato dei progressi della spettrometria di massa (uno strumento che gli scienziati usano per pesare la massa degli atomi e identificare i composti), il suo grande potere psicoattivo è diventato il protagonista tra i suoi fratelli della catena di THC.

Il Δ⁹-tetraidrocannabiforolo (THCP) condivide la struttura chimica del THCV e del THC, ma ha una catena laterale del carbonio più lunga del THC. Ha anche la capacità di legarsi al recettore CB1 e attivarlo, quindi la sua azione è antagonistica come nel caso del THC.

Tuttavia, il suo livello di affinità con il recettore sembra essere 30 volte superiore a quello del THC, quindi ha un legame più facile con questo recettore. In questo modo gli viene attribuito un grande potenziale psicoattivo che potrebbe superare lo “sballo” dato dal THC.

Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la capacità di legame tra i cannabinoidi e il recettore CB1 è direttamente correlata alla lunghezza della loro catena laterale. Questa teoria era già stata testata in laboratorio con cannabinoidi sintetici con più di 5 atomi di carbonio nella loro catena laterale. Tuttavia, prima del THCP, non era mai stato trovato un fitocannabinoide naturale con una catena lunga fino a 7 atomi di carbonio.

La scoperta di questo nuovo cannabinoide potrebbe spiegare perché alcune varietà con una bassa percentuale di THC mostrano effetti psicoattivi così potenti, forse ignorando la loro quantità di THCP.

Le proprietà terapeutiche di questo nuovo fitocannabinoide sono ancora allo studio, ma da esso ci si aspettano già grandi cose. Per il momento, lo studio italiano ha mostrato che con solo metà della dose di THC, il THCP esercita gli stessi effetti analgesici nei topi, quindi l’interesse per la sua applicazione medicinale sarebbe pienamente giustificato.

THCB, il fratello tranquillo dei nuovi cannabinoidi

Lo stesso team di ricerca che ha scoperto il THCP nel 2019 può affermare di aver isolato questo nuovo cannabinoide, THCB o Δ9-tetraidrocannabutolo. Poco si sa di questo composto, dal momento che è passato in qualche modo più inosservato del THCP, nonostante la sua struttura chimica sia molto simile.

Al momento sappiamo cosa è successo all’Università di Modena, dove i ricercatori sono riusciti ad isolare il THCB insieme ad un altro nuovo cannabinoide, il CBDB, da un ceppo medicinale di Cannabis Sativa.

Durante lo studio, sono stati effettuati test per determinare la capacità di legame del THCB con i recettori CB1 e CB2, che è risultata essere simile a quella del THC. Inoltre, le sue proprietà terapeutiche sono state testate nei topi e il risultato è stato positivo, poiché sono stati osservati effetti analgesici e antinfiammatori.

Anche gli effetti più comuni del THCB possono aiutare a indurre una sensazione di profondo rilassamento e sonnolenza. Ciò suggerisce che potrebbe essere un utile aiuto per molte persone che hanno difficoltà ad addormentarsi. Poiché l’insonnia è una ragione comune per l’uso di cannabinoidi, il THCB è un composto promettente che potrebbe vedere una maggiore popolarità e un uso più ampio in futuro.

Tuttavia, saranno necessari ulteriori studi per scoprire tutte le applicazioni di questo nuovo cannabinoide. Il THCB è ancora molto recente, con un solo studio fino ad oggi che ne conferma l’esistenza e ne ha solo scalfito la superficie.

Ora che conosci le principali differenze tra i membri del gruppo del THC, è facile dedurre che questo sia solo l’inizio. La legalizzazione della cannabis in alcuni paesi ha aperto le porte alle indagini su questa pianta millenaria, che nonostante la sua età non smette mai di stupirci.

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